IO TI SALVERÒ (ALFRED J. HITCHCOCK, USA, 1945)


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Non sarebbe piaciuto al dottor Freud, ma questo è il concetto della psicoanalisi nel cinema classico americano: un comportamento nevrotico guarisce di colpo quando il soggetto prende coscienza della “verità sepolta”, quello che ha dimenticato. Su questo si basa, come altri film, il magnifico e sottovalutato “Io ti salverò” di Hitchcock.

Ingrid Bergman è una dottoressa in una clinica psichiatrica; tutta la presentazione – a partire dal pesante, “anti- divistico”, paio di occhiali, che tengono il ruolo di una corazza – tende a negare la sua sessualità (e infatti è posta in opposizione alla paziente ninfomane interpretata da Rhonda Fleming). Questa vergine studiosa, dedita unicamente alla scienza, scopre l’amore trovandosi in fuga insieme a Gregory Peck, che non è chi dice di essere, è un nevrotico – e forse è addirittura un assassino. Così Ingrid Bergman perde via via tutta la corazza di razionalità scientifica, in sintonia col risveglio dei sentimenti – e, implicitamente, dei sensi.


Caratterizzato da forti simbolismi (le porte chiuse che si aprono), “Io ti salverò” è famoso in particolare per la sua scena di sogno, che fu immaginata da Salvador Dalí, convocato ad hoc. Questa scena, poi accorciata dal produttore, ha un indubbio fascino, ma si può discutere se riesca ad essere veramente onirica: assomiglia più all’opera pittorica di Dalí che a una credibile imitazione del carattere visuale dei sogni. In realtà, ad essere davvero onirico è il film stesso, nella sua interezza, che contiene (pensiamo alla scena d’impaccio alla stazione, o a quella in cui Gregory Peck e Ingrid Bergman sciano sulla neve) il vero senso di irrealtà e di oscura minaccia che è proprio degli incubi.

E’ il continuo senso di sotterranea angoscia (connesso, molto hitchcockianamente, alla sessualità) che rende terribilmente emozionante il film.

Giorgio Placereani (approfondisci qui)


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Frasi Celebri

“Dovete credere, non a quello che dico ma a quello che sento. La mente non è tutto; il cuore vede più lontano, a volte”. Dottoressa Costance Peterson (Ingrid Bergman)

Curiosità

È una delusione a saperlo, ma non fu Hitchcock – aveva voluto lui Salvador Dalí – a girare la scena del sogno, la più celebre del film. Il regista era in viaggio in Inghilterra e il produttore Selznick, dopo un tentativo di ingaggiare Josef von Sternberg, la fece girare a William Cameron Menzies, che non volle essere accreditato. E’ vero però che il lavoro preparatorio era stato fatto da Dalí e Hitchcock.

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