PROGETTO ALICE UNA SCUOLA PER LA PACE
«Dobbiamo allargare i nostri confini fino ad abbracciare tutto il cosmo come parte di noi stessi. Dobbiamo pensare, parlare e agire in maniera non egoista, ma in modo da vedere tutte le creature come parte della nostra realtà profonda. Questo è ciò che Alice Project cerca di insegnare agli studenti, questa è l’etica che portiamo avanti». Con queste parole Valentino Giacomin, maestro elementare di origini trevigiane, tratteggia sinteticamente l’approccio educativo che da 25 anni sta applicando in India, con grandi riconoscimenti, giunti persino dal Dalai Lama, e che da qualche tempo a questa parte si sta sperimentando anche in alcune scuole italiane.
Il Progetto Alice, come è stato italianizzato, viene definito da più parti il “metodo Montessori del Ventunesimo secolo” ed è un progetto educativo basato su paradigmi d’avanguardia in vari ambiti, dalle neuroscienze alla psicologia transpersonale. A elaborarlo è stato, appunto, Valentino Giacomin, che pur era partito quarant’anni fa in Italia, ma che all’epoca non fu compreso e venne, dunque, indotto a partire per realizzare altrove quanto aveva in mente. Trasferitosi in India, ha messo a punto nel tempo un vero e proprio percorso di apprendimento che oggi si applica in diverse scuole, dove vengono anche valorizzate la tradizione meditativa e le tecniche di consapevolezza per aiutare i bambini a conoscere se stessi, partendo dall’analisi e dalla gestione delle emozioni e arrivando a creare relazioni corrette ed equilibrate.
Sperimentazioni in Italia
In Italia, una delle realtà di punta dove è stato avviato il Progetto Alice è l’Istituto comprensivo di Tavarnelle Val di Pesa, che conta oltre 640 studenti. Nella città di Carvico, in provincia di Bergamo, diverse insegnati, che hanno frequentato il corso specifico di formazione riconosciuto dal Miur, portano avanti quattro classi, due prime e due seconde della primaria, per un totale di 110 studenti.
«Abbiamo anche la Comunità dei Ricostruttori nella Preghiera, a Maissana in provincia di La Spezia, che applica il metodo nella propria scuola sotto la guida di padre Tiziano Tamussi» spiega Giacomin. Ci sono poi varie realtà dove gli insegnanti integrano parte del percorso di Alice nei loro piani di lavoro e questo accade a Torino, nel Pisano, a Roma e in diverse altre zone.
«Ogni anno, e ormai da vent’anni, centinaia di genitori e docenti seguono i corsi di formazione organizzati in diverse località italiane da Luigina De Biasi, cofondatrice del Progetto Alice» prosegue Giacomini. «E da qualche tempo io stesso tengo regolarmente corsi sulla didattica e sulla filosofia del Progetto. Le richieste da parte delle scuole sono in aumento dovunque, per questo mi si sto impegnando in India nella formazione di operatori del Progetto Alice, attività alla quale partecipano docenti provenienti da Taiwan, Messico, Francia e altri paesi del mondo».
I “pilastri” dell’Alice Project
«Le basi sulle quali operiamo sono differenti dai termini di ragionamento a cui ci ha abituati la fisica classica, quella di Cartesio e Newton» spiega Giacomini. «Nella scuola oggi si pensa e si insegna nei termini di realtà oggettiva esterna, di materia. Al contrario, la fisica subatomica ha scoperto che ciò che siamo soliti considerare realtà, in quanto materia divisibile costituita da oggetti separati, non è altro che il risultato della interconnessione di tutto ciò che ci sta intorno, unitaria, senza tempo. In parole più semplici, il mondo, che sperimentiamo quotidianamente come popolato di oggetti separati e di materia, è soltanto una manifestazione parziale e intermedia di una realtà più profonda: una totalità interconnessa non materiale in cui tutto è Uno».
«La scienza occidentale, e di conseguenza la scuola occidentale, sono impostate sulla specializzazione e quindi sulla parcellizzazione dei fenomeni che gli studenti devono limitarsi a imparare, confidandovi passivamente. Viene inculcata una conoscenza discutibile. Un esempio è la convinzione che l’individuo, in quanto soggetto pensante, sia separato dal suo pensiero e dall’azione conseguente al pensiero» prosegue il maestro trevigiano.
«Allo stesso modo, si guarda un albero come separato dalla sua foresta, che è separata dalla Terra, che è a sua volta separata dal sistema cosmico. Il Progetto Alice insegna a prendere coscienza della Realtà, con la R maiuscola, cioè assoluta, per distinguerla da quella relativa, che appare ma non è. E questa presa di coscienza avviene attraverso un percorso cognitivo analitico e progressivo. Ci domandiamo, prima di tutto: che valore ha la conoscenza che ci viene proposta a scuola? È vero che l’albero può essere diviso in parti? È vero che una foglia è separata dalla totalità dell’albero? È vero che esiste un albero indipendente dalla foresta? Esiste una foresta separata dalla Terra? La Terra può essere pensata come un fenomeno a sé stante rispetto all’Universo infinito? Noi del Progetto Alice rispondiamo che credere che esista oggettivamente un albero diviso in parti è una concezione errata. Se dal pensiero nascono le emozioni, le idee, le fantasie, la motivazione ad agire, le decisioni e le azioni, ne consegue che la nostra credenza errata circa il modo di esistere di quell’albero, come di tutti i fenomeni sia fisici che mentali, avrà un impatto tremendo sulla nostra vita, su quella degli altri e sull’ambiente stesso. Il perché è presto detto. Se il pensiero è sbagliato, sarà sbagliata anche la visione di noi stessi, degli altri e dell’Universo, quindi anche l’azione e su questa non sarà possibile costruire una felicità stabile e autentica».
«Il progetto Alice crede che la risposta al dilemma tra esperienza ordinaria e realtà profonda si possa trovare in un percorso di integrazione dei vari tipi di intelligenza e poi di trascendenza dagli stessi, senza fermarsi alla sola coscienza razionale che separa, classifica, divide, analizza» spiega ancora Giacomini. «Riteniamo che la causa del disagio dei ragazzi e della crisi dell’educazione moderna risieda in un paradigma che non aiuta la formazione di personalità integrate, ma accentua l’alienazione e la divisione. Di qui, l’infelicità».
Programmi, strumenti e strategie
Ma come si imposta l’insegnamento e la didattica nelle scuole che seguono il Progetto Alice?
«Seguiamo i normali curriculum proposti dal governo del paese dove la scuola si trova, ma integriamo le varie discipline con quello che abbiamo definito programma speciale» spiega Valentino Giacomin. «Cognitività e formazione devono andare di pari passo, anche perché si aiutano a vicenda. La formazione sviluppa attenzione, concentrazione, calma, tutte qualità che interagiscono positivamente nell’apprendimento. I risultati sono davvero incoraggianti. Nelle scuole dove c’è la sperimentazione di Alice si registrano non solo positivi risultati dal punto di vista sociale e disciplinare (drastica riduzione di fenomeni di bullismo e sensibile aumento della capacità di attenzione degli studenti), ma anche da un punto di vista accademico (successo agli esami)».
Un esempio pratico di come evitare che la lezione risulti inefficace? «L’insegnante sta spiegando il teorema di Pitagora. Parla da una decina di minuti, siamo già in zona rossa per quanto riguarda la capacità di attenzione della classe. Nota qualche sbadiglio, movimenti degli occhi che indicano sogni lucidi; immediatamente ferma la lezione e propone, per esempio, tre minuti di concentrazione su una candela, un breve video con una storia morale, un esercizio di respirazione, domande per favorire la presenza, l’introspezione, un breve filmato umoristico. Poi torna alla lezione, per lasciarla dopo altri dieci minuti e parlare di storia, geografia, filosofia».
La scuola della felicità
Laddove si seguono le modalità di insegnamento del Progetto Alice, si parla di “scuola della felicità”. E Giacomin ne spiega il significato. «Normalmente si crede che la felicità e la soddisfazione siano proporzionali al successo professionale o alla quantità di denaro guadagnato con il lavoro. Ma possiamo legarle veramente al successo di un’impresa? Vogliamo veramente farle dipendere dai capricci di un capoufficio o di qualcuno esterno a noi che vuole controllarci? Da valori inconsistenti che possono dissolversi in ogni istante? La scuola di Alice è un percorso che aiuta a trovare la vera felicità all’interno di noi stessi, in una dimensione interiore, scoprendola fin da piccoli. Il vero obiettivo è trovare i fondamenti permanenti e stabili della felicità».
«Il pensiero dominante dice che esiste una sola coscienza, che è quella razionale. In realtà abbiamo una coscienza superiore capace di trascendere quella razionale e che corrisponde al nucleo del Sé. Ciò è stato riconosciuto da Jung, da Assaggioli e più in generale da tutti gli approcci scientifici che riconoscono negli stati di meditazione, in azioni disinteressate volte al bene degli altri o nelle relazioni positive i veri stati di benessere e di soddisfazione. Misurare noi stessi con il metro del denaro e del successo mondano ci condanna a un continuo senso di insoddisfazione, possiamo persino ammalarci. È una visione più vasta quella che garantisce la felicità».
Far maturare consapevolezza
Nelle scuole del Progetto Alice si cerca proprio di far sviluppare e crescere nei ragazzi la consapevolezza e la coscienza dell’essere Uno, che significa anche rispetto per il pianeta e per gli altri.
«Finora abbiamo imparato che dobbiamo inquinare meno, dividiamo la spazzatura perché possa essere riciclata, spegniamo il motore dell’auto se siamo in coda, mettiamo i pannelli fotovoltaici a casa, ci prendiamo cura degli orti o compriamo prodotti biologici. Tutto ciò è importantissimo e positivo, ma si tratta ancora di ecologia di superficie. Occorre fare un passo ulteriore che è stato chiamato anche ecologia profonda. Si tratta si spostare il centro di attenzione dall’uomo all’ecosfera. In altri termini, per il Progetto Alice occorre abbandonare la visione antropocentrica che ha caratterizzato gran parte della storia occidentale, per abbracciare una visione che metta al centro la complessa rete di tutti i sistemi viventi. Questo significa, in termini più semplici, allargare i confini, i limiti, abbandonare l’idea dell’ego per aggiungere il sé transpersonale. Il mio benessere sta nel benessere degli altri e nel benessere dell’ecosfera di cui non siamo signori, bensì parti vitali».
Un rinnovato interesse
Molti anni fa Valentino Giacomin, che pur aveva iniziato a mettere i semi di questo approccio in alcune scuole venete, non si è trovato compreso e si è trasferito in India, dove ha ottenuto risultati e riconoscimenti importantissimi. Ma da qualche tempo a questa parte si è risvegliato l’interesse anche in Italia, per questo sono partite alcune sperimentazioni.
«Meglio tardi che mai, anche se non è una bella consolazione» spiega Valentino. «Nella scuola c’è molto disagio. Ciò che avevo notato negli anni ’80 è esploso, abbiamo disordini di attenzione, difficoltà nel far rispettare la disciplina, frequenti manifestazioni di rabbia, violenza e aggressività, aumento sensibile del fenomeno del bullismo. Il malessere psicologico dei giovani è in grande aumento con fenomeni di depressione, paure o panico. Già trent’anni fa avevo intuito che il problema andava affrontato. Oggi insegnanti e dirigenti si sono forse resi conto che la scuola ha bisogno di interventi radicali, coraggiosi, rivoluzionari. Interventi che superino i vecchi schemi, per una pedagogia orientata ai principi della fisica quantistica, del non-dualismo, che superi i danni causati dalla visione cartesiana dell’esistenza. Abbiamo bisogno di ecologia profonda, di un altro modo di intendere le relazioni. Noi del Progetto Alice siamo pronti a mettere a disposizione tutta la nostra esperienza e competenza, i risultati ottenuti, le metodologie e le didattiche alternative individuate. Per una rinnovata fiducia nei giovani e nel futuro».
Da Giugno 2019 è in tutte le edicole l’ultimo libro di Valentino Giacomin – Manuale di Etica Universale –
Per Insegnanti e Genitori
Edizioni Terranuova Sito Web www.terranuova.it
Associazione Progetto Alice U.E.S. Cividale del Friuli- Udine
Rec Tel 0432-731021 Mob.335-5318798
Sito Web www.aliceproject.org
Allegati:
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